domenica, marzo 29, 2009

Favola di Primavera


Fare il papà non è ruolo facile, più difficile ancora è farlo unitamente a quello dello zio, quando di pargoli, dopo il forcing culinario della domenica dalla suocera , te ne trovi tre davanti che ti chiedono:

Dolce Chiara: - "Zio ci racconti una favola?"



Ecco...la favola! Già faccio fatica a tenè gli occhi aperti dopo l'abbuffata e mò che je racconto a sti bimbi ora?? Che me invento??

Zio Svogliatus: - "Sse..allora c'era una volta"...



Teppa George: - "Si Ciccirivolta che cantava una canzone!"



Zio Svogliatus: - "Eh no Giò, se iniziamo così non m'aiuti! Allora c'era una volta"....



Teppa George: - "Ciccirivolta che cantava una canzone!"



Zio Svogliatus: - "Ma porcaccialazozza! Sta bono! Allora ve l'ho raccontata quella di Pollicino??"



Dolce Chiara: - "Massì zio, e pure quella di cappuccetto rosso, del gatto con gli stivali, della bella addormentata nel bosco. Dai raccontacene una nuova, di quelle che t'inventi te!



Zio Svogliatus: - (tra se e se) Ecco...mo sto messo bè! La fantasia sta a zero...che m'envento?? "Massì vi racconto quella del piccolo rimorchiatore che..."



Dolce Chiara: - "...un giorno si avventurò nel mare in tempesta a recuperare una grande umbarcazione! Ziooooo, ce l'hai già raccontata!"



Zio Svogliatus: - "Morrrrtacci de Pippo! E allora mo che ve racconto?? Uff....se si potesse azzardare, a variare e raccontare qualcosa di nuovo che ne sò tipooo....


.....C'era una volta una bella Principessa che qualche anno prima era stata liberata dal principe azzurro da una bruttissima strega dagli immensi poteri ed armata di un ferocissimo drago sputafuoco chiamato Dellutro.

Il principe, impavido di fronte al pericolo, s'era liberato in poche mosse del mostro, aveva rinchiuso la strega dentro un pozzo ed aveva liberato la splendida principessa. Bello e forte, lasciava tutti a bocca spalancata per la sua possente figura che si ergeva in cima al suo meraviglioso e velocissimo cavallo, avvolto dalla sua lucente dorata armatura.


Aveva liberato la principessa di un Regno di un piccolo paese e, così aveva conquistato il suo cuore. Decisero di vivere felici e contenti per tutti i restanti giorni della loro vita, o almeno così si auguravano, come in genere avviene in tutte le favole, solo che in questa, cari miei, la storia continua.



La regina ebbe un parto gemellare e improvvisamente il valoroso cavaliere si ritrovo padre di famiglia di una squadra di calcetto. Ben sette figli e tutti maschi!

Da quel giorno non riusciva più a chiudere occhio la notte! Non c'era sera in cui non ne piangesse almeno uno. Se uno dei sette dormiva, sicuramente uno degli altri piangeva disperato, ma era più facile che a farlo fossero poi alla fine tutti e sette.

Non solo, ma ogni volta che tornava esausto da qualche guerra con streghe, orchi e bifolchi, draghi e brutti prepotenti, anzichè potersi abbandonare sul divano del suo amato castello a riposare, veniva assalito dai sette pupi indemonati che volevano giocare col papi appena tornato a casa.

Fu così che come cavaliere cominciò a non azzeccare più un colpo. Non gli riusciva più di ammazzare manco un draghetto, una tartaruga o che ne sò una lucertola! Era davvero sfinito e tornava a casa spesso sconfitto, distrutto, senza forze, con l'armatura ammaccata, bruciacchiata, annerita da qualche battaglia che aveva visto vittorioso qualche mago o un draghetto di periferia.


Il lavoro, visti i risultati, cominciava a scarseggiare. La concorrenza era schiacciante e c'erano ormai tanti cavalieri molto più giovani, gaiardi, freschi e riposati di lui, pertanto nessuno pareva ricordarsi dei suoi servigi ne sapeva cosa farsene; anche i paeselli più piccoli, di fronte alle incombenze economiche del nuovo secolo, preferivano tenersi in casa i loro stregoni ed i loro draghi piuttosto che i malandati servigi di un cavaliere alquanto inaffidabile.


Malgrado ciò c'era l'amore a trionfare e non c'era sera in cui la principessa non gli curasse le sue ferite, o gli facesse un piediluvio, o gli riparasse a colpi di martello la sua armatura e lo tranquillizzava dicendogli: "Non ti preoccupare, vedrai arriveranno giorni migliori!"



Nel frattempo il principato che aveva ereditato maritandosi con la giovane principessa, cadde in disgrazia. Immerso nel cuore del Paese, umido e freddo per ben 12 mesi all'anno, i cittaddini pian piano si trasferirono in posti più caldi, fertili e ricchi, comportando l'abbandono e la decadenza del fu glorioso Regno!



Praticamente il neo Re e la Regina si ritrovavano ad avere un tenore di reddito pari a quella di un impiegato dei tempi nostri con un mutuo sulle spalle. Tra l'altro il tempo passava e la coppia nobile si trovò nella necessità di ristrutturare il palazzo reale, spesso e volentieri messo a dura prova dalla enorme capacità distruttiva dei sette neonati scagazzanti!

Allo stress della modesta vita da casalinga la Regina non era preparata, così una sera, durante la solita pietanza a base di pasta & fagioli, di fronte alle solite lamentele dell'ingrato coniuge/cavaliere prese coraggio e manifestò tutto il suo malcontento!

La Regina non era soddisfatta, non si sentiva realizzata. Aveva risposto ad un annuncio come Operatrice Sociale ed aveva trovato un impiego. Il giorno dopo avrebbe preso a lavorare!

Giammai rispose il Re. Non s'è mai visto una Regina che va a lavorare! Ma c'era bisogno di sghei per far fronte alle spese di ristrutturazione del castello: salotto, camera bimbi e gabinetto annesso; così il giorno dopo la Regina, a prescindere dell'opinione del suo consorte, prese a lavorare e si sentì dopo tanto tempo, finalmente motivata, euforica, piena di energie tant'è che il lavoro prese subito una buona piega e tutti sembravano richiedere i servigi della Regina come consulente sociale, piuttosto di quelli eroici del consorte/cavaliere!

Tant'è che alla fine la paga nel regno iniziò a portarla la Regina più che il Re, il quale cadde in una irreversibile situazione di depressione post anni gloriosi e passava le sue giornate a sbronzarsi all'osteria ricordando i fasti di un tempo.

Dopo non molto tempo, la Regina stufa dell'eterno oziare del consorte, indispettita della totale scomparsa di attenzioni nei suoi riguardi, gli diede il ben servito e lo mollò. Fu così che la coppia reale si separò e alla Regina andarono le proprietà del Regno e la custodia dei sette trofelli, ossia i gemelli che a forza di mangiar avevano assunto le sembianze di sette maialini ben torniti, tanto brutti quanto dispettosi ed antipatici. Al Re andò il suo glorioso cavallo, che dopo diversi anni era ormai vecchio, stanco e ridotto quasi quanto un pessimo somaro, ed un bel calcio in culo per "motivare" quanto prima il fatto di togliersi dai coxxxxi.


Dolce Chiara: - "Zio ma questa storia fa schifo!"


Zio Svogliatus: -"Eh zio ma le cose non vanno sempre come uno desidera che vadano! L'importante è non dimenticarsi delle cose importanti, tipo non smettere di volersi bene anche quando il destino non fa girar le giornate per il verso giusto. Se vuoi amore, non smettere di dare amore"

Teppa George: - "Zio ma fa schifo lo stesso! Era meglio quella di Ciccirivolta che cantava una canzone!"

Zio Svogliatus: -"Vabbè ho capito, si gioca a carte??"

Teppa George: "Siiiiiiiiiiiiii!"

Zio Svogliatus: -"Asso PijaTutto o Rubamazzo??"

Teppa George: "Rubamazzooooooooo"

Zio Svogliatus: -"Eh namo col rubamazzo. Ah Giò, nun fregà eh??"

Ps- il racconto non si riferisce a nessuno in particolare, ne tantomeno è lontanamente autobiografico, però è tanto reale che mi fa venire i brividi.....perchè creare una realtà fittizia e neanche credibile in un bambino?? Siamo sicuri sia la strada giusta?? Mah, intanto vado in un negozio di fiori e compro una rosa per la consorte!



Ciauz
Superfly

venerdì, marzo 06, 2009

Duro il ruolo dell'educatore!


Salve a tutti gente,

durante le mie giornate da neo educatore familiare m'è capitato spesso di riflettere su cosa rappresenti insegnare cosa è giusto da ciò che non lo è a mio figlio. Da quale fonte traiamo il giusto e lo distinguiamo dallo sbagliato?? Chi può assicurare il fatto che stiamo facendo bene oppure un danno??

Mi fanno paura quei genitori ed in genere le persone che procedono nella vita e nell'educazione dei propri figli senza alcun timore, dubbio o perplessità. Capita spesso di sentire persone emettere giudizi sommari e sentenze terrificanti con estrema facilità, cosa che mi fa rabbrividire e mi chiedo come diavolo fanno.

Che devo dire?? Mi piace come sono fatto, anche con tutti i miei difetti. Nella mia vita da padre preferisco procedere tra errori & correzioni, mi hanno insegnato che si impara di più dagli sbagli commessi piuttosto che da insegnamenti provenienti da esperti del menga. L'importante è possedere il giusto mix tra modestia, buon cuore, orecchie ben aperte e consapevoli che c'è sempre un buon margine dentro di noi per poter migliorare.

Queste considerazioni mi hanno portato a riflettere in questi ultimi giorni e mentre pensavo a cosa vorrei per mio figlio, mi sono ritrovato a ricordare eventi tragicomici della mia infanzia.

I miei genitori di estrazione Cattolico-Democristiana nella scelta della mia crescita educativo - moralistica, decidevano a loro insidacabile giudizio di mandandarmi all'asilo d'infanzia presso l'istituto delle suore del mio quartiere.
Il secondo giorno di frequenza all'istituto scoprivo a mio discapito che si trattava in realtà di un carcere punitivo e le "educatrici" di quell'istituto erano delle ex ufficiali delle S.S. mascherate da suore.

Tornavo a casa e le uova per la cena la mia mamma le scaldava direttamente dalle mie guance, rese roventi grazie al contributo di Suor Latrina Mano Pesante, che aveva una curiosa metodologia sull'educazione e l'apprendimento infantile...eh si che io da piccolo ero anche molto tranquillo. Fu così che sin dai primi anni della mia vita acquisii doti che neanche il più grande atleta del momento possiede: l'arte della fuga, il dribling secco e lo schivamento del ceffone in arrivo. A sei anni avevo una preparazione degna di un pugile professionista!


Maledizione personale: "Suor Latrina non te l'ho mai detto, ma tutte le peggiori disavventure che ti son capitate nel giro di un decennio sono gli accidenti che io ed i miei compagni ti abbiamo lanciato tutto questo tempo e spero non siano ancora terminate!"

La pausa pranzo la consumavamo dentro la grande sala mensa della nostra prigione che anticipava la pausa d'aria fuori nel cortile in cui potevamo finalmente dar sfogo alla nostra vitalità e curiosità infantile. Purtroppo la cosa non era facile visto che, per poterlo fare dovevamo:

1) Riuscire a smaltire totalmente le disgustose pietanze le quali 2 volte su tre erano rappresentate da: "pasta al sugo coi piselli" che io odiavo e al solito riuscivo ad eliminare con enormi difficoltà ed estrema lentezza

2) Far scomparire ogni possibile cibaria che le nostre mamme, incosapevolmente, amorevolmente ed abbondantemente riempivano i nostri cestini con cui arrivavamo ogni santo giorno all'asilo.


La mia di mamma si impegnava ogni santo giorno nella complessa e laboriosa produzione di "panini a base di frittata", il che spesso rendeva impossibile l'opera di smaltimento fisiologico ed ostacolava così la mia mezz'ora di aria & libertà con gli altri compagni di disavventura. Venivo pertanto confinato in quella tristissima sala mensa a soffire nel vedere i miei amici correre e giocare dietro l'enorme vetrata della sala.

Arrivò finalmente il giorno che, combattuto tra il rimorso di ferire l'orgoglio culinario della mamma e le sadiche torture di quegli avvoltoi dalle lontane sembianze umane, urlai a squarciagola cosa pensavo del famoso panino con frittata e fui almeno liberato di uno dei miei supplizi infantili.

Venivo portato all'asilo insieme a mia sorella, più piccola di me di un anno che riusciva, sin da quella tenera età, non so con quale abilità nascosta, a suscitare un senso di sensibilità e compassione in quegli ufficiali/carogna delle S.S.

Puntualmente all'ora di pranzo, pur rifiutandosi di ingurgitare le disgustose pietanze culinarie delle suorine, veniva presa con mano e accompagnata a mangiare direttamente in cucina. La vedevo sparire col sorrisetto beffardo ai miei occhi e dopo i primi giorni in cui mi preoccupai seriemente di ritrovarmela proposta a fette sopra di un piatto in qualche loro strana e curiosa pietanza, mi confidò in realtà di ciò che avveniva in quella misteriosa cucina.

Scoprii a malincuore che quelle carogne vestite di nero in realtà riservavano per il loro pranzo ogni prelibatezza possibile ed immaginabile, grazie ai contributi delle famiglie di noi bambini/cavie. Mi raccontava che aveva mangiato ogni popò di ben di dio: pollo, patate al forno, brodo di carne, ecc.... cosa che la spinse a rifiutarsi costantemente del pranzo ogni santo giorno del Signore. Lei però, puntualmente veniva accompagnata dentro la cucina, io invece rimanevo a scaldare la seggiola col mio panino alla frittata. Fu proprio a quell'età che cominciò a crescere in me una particolare avversione per le casacche nere ed un profondo senso anticlericale.

Consiglio spassionato: Se curiosamente e inspiegabilmente dovesse sorgere in voi il misterioso desiderio di invitarmi a cena, vi prego, niente pasta coi piselli ne tantomeno fittata, potrei avere strane reazioni verbali/distruttive.

Maledizione Personale n° 2: Suorine, da me avete avuto anche troppo, la mia libertà, la mia quiete, la mia infanzia, i miei soldi! Fosse per me il pollo tornerebbe sulle vostre tavole solo nei vostri sogni.

Le mie paradossali esperienze infantili però non terminano qui! Sarebbe stato troppo semplice. Uscito dall'asilo ebbi la paradossale idea che i miei supplizi fossero terminati e invece no! La scuola elementare mi appioppò un altro mostro: la maestra "Pantofoli" con la sua enorme cofana di capelli in stile torre etrusca, la faccia arcigna, i suoi abiti color trist-nocciola e la sua inconfondibile autovettura la "Daf modello 44" color nocciola.

Ricordo quando la vidi arrivare a bordo della sua spider mentre i miei genitori indicandola mi dicevano che quella era la mia insegnante. Sentii percorrermi un brivido freddo lungo tutta la schiena. Ricominciai così a schivare ceffoni, a driblare ripercussioni fisiche dietro a qualche legittima cappella scolastica.
In compenso la mia classe era la più forte nelle sfide calcistiche scolastiche, grazie agli allenamenti a cui ci sottoponeva l'ennesima carceriera di turno.

Di fronte al più piccolo errore grammaticale io e i miei compagni di classe tremavamo come foglie. Quando andava bene, la pena inflitta era la pubblica umiliazione, che consisteva nel venire strattonati per tutte le aule dal mostro marziano camuffato da mestra a rendere pubblico l'orrore grammaticale, così come quella volta che il nostro compagno si permise di mettere tre t nella composizione della parola "soprattutto".

Nelle altre stragrandi circostanze, le pene inflitte consistevano in pesanti scapaccioni o peggio scapezze da scarica elettrica sulla nuca, cosa che se venisse fatta oggi ad un alunno comporterebbe gravi responsabilità da parte dell'insegnante.

Maledizione n° 3: Carissima Pantofolai ti ho odiato con ogni centrimetro della mia pelle. Non è con il terrore piscologico o i ceffoni che un bimbo diventa educato o apprende più facilmente. Sei l'esempio umano del pessimo livello scolastico in Italia, non ho avuto mai modo di potertelo dire, approfitto di questo delirante blog più che altro per soddisfare un mio bisogno personale. Vecchi insegnanti che come te non hanno passione nella propria professione, dovrebbero avere il buon senso di lasciare il posto a giovani meglio preparati e invogliati. Purtroppo per "noi" alunni e per la fortuna di "insenganti" come te, c'è un ministro a cui questi concetti risultano completamente estranei (e infatti ti assomiglia molto).


Le mie vicissitudini infantili però, nel periodo delle elementari non terminavano di fatto qui. Grazie alla mia maestra scoprii subito il significato della parola "ingiustizia". Il trattamento riservato agli alunni infatti, non era identico per tutti, c'era chi, già allora, aveva la sua "corsia preferenziale" ed aveva un trattamento di favore.
Non tutti beccavano scapaccioni, c'è chi veniva trattato con i guanti e, difficile a dirsi, non era il più bello, non era il più intelligente, anzi il più brutto anatroccolo che si potesse mai pensare, tant'è che spiccava come una cacca nel mezzo di un prato fiorito in un giorno assolato di primavera.
All'inizio pensai che il trattamento fosse un atto dovuto nei confronti di un essere fragile rispetto alla normalità, un bimbo brutto, coi capelli crespi aalti come un cespuglio di ortiche, il suo aspetto gracile, sfigato, un pò thomas come ripetevamo tra noi amici, tanto da sollecitare in me una certa compassione e un'amicizia quasi obbligata.
Col tempo scoprii che non era nulla di tutto questo! Alla nostra amorevole maestrina arrivavano da parte dei genitori dell'orripilante anatroccolo, per la sua attenzione, dedizione e premura verso il ragazzo, bellissimi regali al suo domicilio. Fu così che iniziammo ad attaccarci di peso giornalmente a tutti i campanelli del palazzo in cui viveva e ad odiarlo sin dalle nostre più profonde viscere.

L'alimentazione di quell'astio però non accennava a diminuire anzi! Dovete sapere intrepidi e sconosciuti ipotetici lettori, che la mia insegnante fosse un'appassionata di recite scolastiche.
Il destino volle che poteva sfogare questa sua vena pseudo culturale grazie alla presenza di un piccolo teatrino parrocchiale del quartiere ove era la scuola. Così da parte dela Pantofola, oltre al supplizio fisico/culturale ci toccava sorbire pure quello pseudo-culturale.
Venivamo pertanto obbligati a prestarci in ignobili ridicole recite musicali, ora con un flauto tra le mani ora saltando allegramente vestiti da gnomi o pupazzi della foresta su di uno squallidissmo palco, dove al centro svettava la figura dell'allievo modello, ovvero il rachitico paraculato.

Ricordo in particolare una rappresentazione dove io ed altri eroici dissidenti ci eravamo rifiutati di zompettare cantando una ridicola canzoncina di natale, che vedeva secondo la regia diabolica della nostra maestra, al centro dell'attenzione il nostro "amico" comodamente seduto su un bob da neve, abbracciato alla bella compagna di classe dalla voce squillante.
Immaginatevi la scena e comprenderete meglio cosa intendo per "forme di ingiustizia sofferte sin da piccolo"... I compagni di classe dovevano saltellare gioiosamente attorno, intonando disgustose e sdolcinate canzoncine natalizie. Pertanto io ed altri piccoli eroi ci eravamo rifiutati e di conseguenza eravamo stati relegati in fondo alla scenografia a cantare.

Il gesto di ribellione attuato non aveva considerato l'elemento scenografico "effetto neve" affidato ad un idiota di proporzioni cosmiche che passò tutto il tempo a scaraventare chili di polistirolo sulla nostra testa. Tutta la recita non facemmo altro che sputare sul palco il polistirolo che avevamo in bocca e la sera trovai perfino nelle mie mutande....

La tortura della nostra insegnante però non si limitò soltanto alle recite. Erano gli anni del boom dello Zecchino d'Oro ed anche nel nostro paese era possibile fare delle selezioni per accedere al famoso programma. Secondo voi dove si svolgevano queste selezioni?? Come dite?? Al famoso teatrino della parrocchia della Chiesa del quartiere?? Ma bravi!!! E secondo voi da chi era composta la giuria obbligata a presiedere quello strazio canoro di giovani beoti pompati da euforici e deliranti genitori?? Eh bravi, dal sottoscritto!!

Nel suo sfrenato istinto nazista, infatti, la nostra insegnante ci ricattava di pesanti ripercussioni qualora non avessimo dedicato il nostro sacrosanto sabato pomeriggio a far parte della giuria in quel puzzolente teatro, anziché giocare a pallone nel campetto adiacente.

Per me il problema era amplificato al 2.000 x 1.000 visto che in linea d'aria, teatro, campo di calcio e casa mia erano l'uno a ridosso dell'altro, ovvero non avevo via di scampo!!!

Così passai i miei sabato pomeriggio d'infanzia ad alzare palette con dei numeri e a dare voti a bimbi-beoti-canterini, fino a quando un giorno non ce la feci più ed insorsi anche in quell'occasione. Smisi di alzare le palette dal 6 in sù. Fatto sta che con me i bimbi non avevano possibilità di arrivare sul palco nazionale dello zuccone dorato e tantomeno di sfondare come nuove voci canore. Ho il vanto di poter affermare di aver troncato la carriera sul nascere a nuove Cristina D'Avena e, che non me ne voglia a male, ci basta e c'avanza pure..

Sono venuto a conoscenza incidentalmente che ad una di queste manifestazioni sia capitata accidentalmente una bimba che ora risulta essere mia cognata. Su di lei i miei suoceri nutrivano forti speranze canore.....ecco.... pare che per l'occasione ci siano stati dei bimbi un pò bastardi con i voti...io però non me la ricordo, giuro!! :D

Più volte venni minacciato da genitori incazzosi che aspettavano la fine del programma per cazziarmi a dovere, io schivavo con grande esperienza e li giravo verso l'organizzazione della manifestazione rappresentata principalmente dalla mia insegnante la quale, devo dire la verità, non mi ha mai ripreso per le mie severe valutazioni...ci mancava solo quello!!

Fortunatamente la scuola elementare terminò e con essa anche le torture. Finalmente ero un uomo libero; bimbo non lo ero più. Fu così che giunto a frequentare la scuola media, sfogai anni di reclusione e ceffoni completamente gratuiti con una ribellione irrefrenabile ed una scarsa dedizione agli studi scolastici. Non voglio accampare scuse ma, buona parte della responsabilità è da addossare a queste strane rappresentanze femminili nel campo dell'educazione infantile.

Il Tempo passa, si cresce e si matura ed un pò col tempo sono migliorato, giuro! Sono riuscito nel frattempo anche a rubare una laurea, con enorme dispendio di energie non sempre dedicate allo studio e tutto questo per merito mio.

Nel bagaglio di esperienze personali da sfruttare nell'educazione di mio figlio ho poche certezze, ma tanto bastano per poter iniziare:

1) Escludere a priori istituti scolastici gestiti da suorine o dal clero in genere.

2) Analizzare attentamente l'aspetto e la forma della futura insegnante elementare di Little.


Non sembra ma...la prima impressione spesso è quella giusta! Quando una persoa non vi piace, occhio!!

P.s.- Ogni riferimento a nomi o circostanze potrebbero sembrare appartenere a persone vere, ma vi assicuro che la cosa è quasi completamente casuale. Se qualcuno dovesse ritenersi offeso dal resoconto di ricordi infantili qui riportati, dovrebbe prima di tutto fare un esame di se stesso e darsi un voto, il più onesto possibile e senza possibilità di appello!



Saluts
Superfly