lunedì, aprile 22, 2013

Non c'è peggior sordo di chi non vuol ascoltare

Ricordo con un briciolo di nostalgia le massime del mio dentista della mia infanzia. Parlando della popolazione locale (ndr. verso l'interno...) la definiva "come la mortadella" in quanto "metà asino e metà maiale". Quando pronunciava la parola maiale, spalancava letteralmente la bocca per dare maggior enfasi al significato delle sue parole.
Ai tempi gradivo soltanto il fatto che ero consapevole non si rivolgesse a me o alla mia famiglia, che non mancava di lodare, in quanto, riteneva, avessimo un certo spessore ed una discreta educazione. Più di una volta, in sala di attesa l'avevo sentito sbraitare contro famiglie che gli avevano portato bambini dopo la consueta merenda pomeridiana a base di zabaione. Io tremavo letteralmente, nell'attesa del mio turno e pensavo di veder uscire il bimbo su di una lettiga ridotto a brandelli di carne.
In realtà, oltre alla buona abitudine di lavarmi i denti, non ho mai avuto la passione per i dolci e questo fattore mi ha salvato dalle grinfie del mio Herr Doctor.
Pensando a quella affermazione oggi, conoscendo meglio la popolazione delle mie parti, che altro non è che una fotografia nel piccolo di quello che è la popolazione italiana nelle sue abitudini e nelle sue convinzioni calcistico-social-politiche, non posso che dargli ragione e apprezzarla di più.
Herr Doctor, sarò probabilmente l'unico di quei bimbi che pur tremando sul lettino con la bocca spalancata, la ricorda con un pò di nostalgia.
Comunque sia dalle mie parti (la "coda" della Regione Marche) si vive bene, il clima è mite e qualcuno ha ancora il coraggio di affermare che la qualità della vita sia da considerare "alta", si forse per un anziano con la garanzia della percezione di una buona pensione. In realtà  il lavoro si fatica a trovarlo, anzi proprio non c'è e ci si ingegna veramente ad inventarsi qualcosa. e anche coloro che, per buona dose di fortuna e di competenze, per tempo, è riuscito a trovare un lavoro "stabile" oggi trema. Ha paura perché i consumi si riducono drasticamente e così anche il fatturato della propria azienda, ma di certo non cala l'ammontare dei costi con i quali giornalmente bisogna fare i conti.
E allora quelle considerazioni che hanno caratterizzato gli ultimi anni della nostra storia, dove per le nostre imprese la politica più giusta era quella di abbattere l'ammontare dei costi, delocalizzare la produzione in quei Paesi stranieri dove le condizioni (e il relativo regolamento normativo sul diritto del lavoro) sono più favorevoli, ha portato ad un rapido impoverimento della base, portando il ceto medio della nostra società a braccetto con quello povero.
Ora coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato, che nel nostro Paese sta facendo la fine del Tirannosauro, ovvero incontro ad una prossima estinzione, ha paura che in questa politica del risparmio praticato dalle aziende ci si finisca prima o poi dentro come un grosso buco nero in grande espansione.
La trappola è quella di dedicare disponibilità temporale e fisica ai propri superiori nel tentativo di ritardare il più possibile tale conseguenza, senza comprendere che tale scelta porta lentamente ad una forma di schiavismo, senza neanche rendercene conto (e la cosa non esclude affatto un potenziale futuro taglio a favore di nuovo personale più malleabile, fresco di competenze e con addosso un contratto finalmente più "flessibile").
E a me la cosa fa incazzare profondamente. Sono anni che "recito" nei corsi di formazione professionale dell'importanza delle risorse umane. Il profitto è coinvolto in primis dall'influenza del personale, messo nelle condizioni di poter lavorare adeguatamente e stimolato dai propri dirigenti come parte integrante del successo aziendale, vero Marchionne?
Quale potrebbe essere il personaggio da paragonare al Marchionne di oggi, per dare un senso a questa discussione? Bé io cito sempre Henry Ford, considerato uno dei maggiori economisti mai esistiti, nonché fondatore dell'omonima casa automobilistica la cui massima ancora oggi attualissima riportava più o meno così:
"I miei operai? Devono essere quelli pagati di più degli altri. Perché? Semplice, devono essere in grado di acquistare le mie autovetture". 

Certo è che fino a quando in questo Paese avremo rappresentanti politici così distanti dalla realtà economica e sociale e anche così poco preparati, le cui uniche iniziative sono state quelle di tirare ancor di più la corda ad una cittadinanza sul ciglio della povertà, senza alcuna iniziativa a favore dell'impresa e fino a quando avremo dirigenti alla Marchionne le cui lodi sono da attribuire al denomeno della delocalizzazione (ah proposito, complimenti per l'andamento delle vendite della cinquecento in USA), ci sarà poco da sperare.

In tal caso rimangono poche alternative. Le uniche sono quelle di scendere in piazza come fecero i nostri genitori per riprenderci questo Paese e ripartire come il dopo guerra con tanta buona volontà e rappresentanti politici competenti con un forte senso di appartenenza allo Stato.

Hasta Siempre
El Sup.

martedì, aprile 16, 2013

Martin non correrà più con suo padre...


E' tutto il giorno che rifletto, guardando le atroci immagini e le notizie sul web relative all'attentato di Boston; cosa avrei provato se fossi stato lì? Che senso di colpa avrei provato nel vedere coinvolti i miei familiari nell'attesa del mio festoso arrivo al traguardo di una delle gare podistiche più importanti? 
Non c'è aggettivo per poter descrivere chi si è reso protagonista di un simile vigliacco e barbaro gesto. Le uniche cose che mi vengono in mente sono solo maledizioni relative alle più atroci conseguenze che questa vita può rendervi, così come voi le avete regalate a gente completamente innocente ed indifesa; motivo in più per sentirvi "esseri umani" della peggiore specie.
Per chi non conosce tale specialità e non comprende cosa ci sia di attraente sul percorrere tanta strada soffrendo tanto, io inizio il discorso sempre alla stessa maniera: la maratona è una filosofia di vita. Dietro quei 42 km c'è tutto quello che una persona incontra nella sua esistenza: felicità, momenti di sofferenza, crisi, conoscenza di persone nuove pronte a tendere una mano, una parola di conforto, un aiuto, proprio come la vita. La maratona è la più spontanea manifestazione di solidarietà verso la copertura di quegli innumerevoli chilometri. La maratona è una gestione delle proprie risorse, perché in fondo l'obiettivo è arrivare a tagliare il traguardo. I "velocipedi" i kenioti, gli atleti, caratterizzano la gara per chi sta fermo a guardare una manifestazione sportiva alla tv, ammirando la falcata, la loro progressione verso il successo ma i veri vincitori sono tutta quella folla che si mette in gioco,che contraddistingue i numeri di una competizione e, soprattutto, che decide di sfidare se stesso. La maratona è una competizione dove l'avversario sei tu, l'importante è farcela, il podio sarà per la prox volta. ;-) Quando poi all'arrivo, sfiniti dall'impegno, hai la fortuna di trovare gli occhi felici di un amore e/o di un figlio, senti il cuore aprirsi ed improvvisamente trovare energie che non pensavi di possedere. L'abbraccio all'arrivo è un'emozione fortissima ed è quella che è stata sottratta, trasformata in incubo ad un partecipante, che non rivedrà più suo figlio di 8 anni e per cosa? Per lotte di potere o per ragioni religiose? Auguro una vita di atroci sofferenze per
ogni giorno della loro vita ai responsabili di questo vile, bastardo e vigliacco gesto.

Sup.