
Fare il papà non è ruolo facile, più difficile ancora è farlo unitamente a quello dello zio, quando di pargoli, dopo il forcing culinario della domenica dalla suocera , te ne trovi tre davanti che ti chiedono:
Dolce Chiara: - "Zio ci racconti una favola?"
Ecco...la favola! Già faccio fatica a tenè gli occhi aperti dopo l'abbuffata e mò che je racconto a sti bimbi ora?? Che me invento??
Zio Svogliatus: - "Sse..allora c'era una volta"...
Teppa George: - "Si Ciccirivolta che cantava una canzone!"
Zio Svogliatus: - "Eh no Giò, se iniziamo così non m'aiuti! Allora c'era una volta"....
Teppa George: - "Ciccirivolta che cantava una canzone!"
Zio Svogliatus: - "Ma porcaccialazozza! Sta bono! Allora ve l'ho raccontata quella di Pollicino??"

Zio Svogliatus: - (tra se e se) Ecco...mo sto messo bè! La fantasia sta a zero...che m'envento?? "Massì vi racconto quella del piccolo rimorchiatore che..."
Dolce Chiara: - "...un giorno si avventurò nel mare in tempesta a recuperare una grande umbarcazione! Ziooooo, ce l'hai già raccontata!"
Zio Svogliatus: - "Morrrrtacci de Pippo! E allora mo che ve racconto?? Uff....se si potesse azzardare, a variare e raccontare qualcosa di nuovo che ne sò tipooo....
.....C'era una volta una bella Principessa che qualche anno prima era stata liberata dal principe azzurro da una bruttissima strega dagli immensi poteri ed armata di un ferocissimo drago sputafuoco chiamato Dellutro.
Il principe, impavido di fronte al pericolo, s'era liberato in poche mosse del mostro, aveva rinchiuso la strega dentro un pozzo ed aveva liberato la splendida principessa. Bello e forte, lasciava tutti a bocca spalancata per la sua possente figura che si ergeva in cima al suo meraviglioso e velocissimo cavallo, avvolto dalla sua lucente dorata armatura.
Aveva liberato la principessa di un Regno di un piccolo paese e, così aveva conquistato il suo cuore. Decisero di vivere felici e contenti per tutti i restanti giorni della loro vita, o almeno così si auguravano, come in genere avviene in tutte le favole, solo che in questa, cari miei, la storia continua.

La regina ebbe un parto gemellare e improvvisamente il valoroso cavaliere si ritrovo padre di famiglia di una squadra di calcetto. Ben sette figli e tutti maschi!

Da quel giorno non riusciva più a chiudere occhio la notte! Non c'era sera in cui non ne piangesse almeno uno. Se uno dei sette dormiva, sicuramente uno degli altri piangeva disperato, ma era più facile che a farlo fossero poi alla fine tutti e sette.

Non solo, ma ogni volta che tornava esausto da qualche guerra con streghe, orchi e bifolchi, draghi e brutti prepotenti, anzichè potersi abbandonare sul divano del suo amato castello a riposare, veniva assalito dai sette pupi indemonati che volevano giocare col papi appena tornato a casa.
Fu così che come cavaliere cominciò a non azzeccare più un colpo. Non gli riusciva più di ammazzare manco un draghetto, una tartaruga o che ne sò una lucertola! Era davvero sfinito e tornava a casa spesso sconfitto, distrutto, senza forze, con l'armatura ammaccata, bruciacchiata, annerita da qualche battaglia che aveva visto vittorioso qualche mago o un draghetto di periferia.
Il lavoro, visti i risultati, cominciava a scarseggiare. La concorrenza era schiacciante e c'erano ormai tanti cavalieri molto più giovani, gaiardi, freschi e riposati di lui, pertanto nessuno pareva ricordarsi dei suoi servigi ne sapeva cosa farsene; anche i paeselli più piccoli, di fronte alle incombenze economiche del nuovo secolo, preferivano tenersi in casa i loro stregoni ed i loro draghi piuttosto che i malandati servigi di un cavaliere alquanto inaffidabile.

Malgrado ciò c'era l'amore a trionfare e non c'era sera in cui la principessa non gli curasse le sue ferite, o gli facesse un piediluvio, o gli riparasse a colpi di martello la sua armatura e lo tranquillizzava dicendogli: "Non ti preoccupare, vedrai arriveranno giorni migliori!"

Nel frattempo il principato che aveva ereditato maritandosi con la giovane principessa, cadde in disgrazia. Immerso nel cuore del Paese, umido e freddo per ben 12 mesi all'anno, i cittaddini pian piano si trasferirono in posti più caldi, fertili e ricchi, comportando l'abbandono e la decadenza del fu glorioso Regno!
Praticamente il neo Re e la Regina si ritrovavano ad avere un tenore di reddito pari a quella di un impiegato dei tempi nostri con un mutuo sulle spalle. Tra l'altro il tempo passava e la coppia nobile si trovò nella necessità di ristrutturare il palazzo reale, spesso e volentieri messo a dura prova dalla enorme capacità distruttiva dei sette neonati scagazzanti!
Allo stress della modesta vita da casalinga la Regina non era preparata, così una sera, durante la solita pietanza a base di pasta & fagioli, di fronte alle solite lamentele dell'ingrato coniuge/cavaliere prese coraggio e manifestò tutto il suo malcontento!
La Regina non era soddisfatta, non si sentiva realizzata. Aveva risposto ad un annuncio come Operatrice Sociale ed aveva trovato un impiego. Il giorno dopo avrebbe preso a lavorare!

Giammai rispose il Re. Non s'è mai visto una Regina che va a lavorare! Ma c'era bisogno di sghei per far fronte alle spese di ristrutturazione del castello: salotto, camera bimbi e gabinetto annesso; così il giorno dopo la Regina, a prescindere dell'opinione del suo consorte, prese a lavorare e si sentì dopo tanto tempo, finalmente motivata, euforica, piena di energie tant'è che il lavoro prese subito una buona piega e tutti sembravano richiedere i servigi della Regina come consulente sociale, piuttosto di quelli eroici del consorte/cavaliere!

Tant'è che alla fine la paga nel regno iniziò a portarla la Regina più che il Re, il quale cadde in una irreversibile situazione di depressione post anni gloriosi e passava le sue giornate a sbronzarsi all'osteria ricordando i fasti di un tempo.
Dopo non molto tempo, la Regina stufa dell'eterno oziare del consorte, indispettita della totale scomparsa di attenzioni nei suoi riguardi, gli diede il ben servito e lo mollò. Fu così che la coppia reale si separò e alla Regina andarono le proprietà del Regno e la custodia dei sette trofelli, ossia i gemelli che a forza di mangiar avevano assunto le sembianze di sette maialini ben torniti, tanto brutti quanto dispettosi ed antipatici. Al Re andò il suo glorioso cavallo, che dopo diversi anni era ormai vecchio, stanco e ridotto quasi quanto un pessimo somaro, ed un bel calcio in culo per "motivare" quanto prima il fatto di togliersi dai coxxxxi.
Dolce Chiara: - "Zio ma questa storia fa schifo!"

Zio Svogliatus: -"Eh zio ma le cose non vanno sempre come uno desidera che vadano! L'importante è non dimenticarsi delle cose importanti, tipo non smettere di volersi bene anche quando il destino non fa girar le giornate per il verso giusto. Se vuoi amore, non smettere di dare amore"
Teppa George: - "Zio ma fa schifo lo stesso! Era meglio quella di Ciccirivolta che cantava una canzone!"
Zio Svogliatus: -"Vabbè ho capito, si gioca a carte??"
Teppa George: "Siiiiiiiiiiiiii!"
Zio Svogliatus: -"Asso PijaTutto o Rubamazzo??"
Teppa George: "Rubamazzooooooooo"
Zio Svogliatus: -"Eh namo col rubamazzo. Ah Giò, nun fregà eh??"
Ps- il racconto non si riferisce a nessuno in particolare, ne tantomeno è lontanamente autobiografico, però è tanto reale che mi fa venire i brividi.....perchè creare una realtà fittizia e neanche credibile in un bambino?? Siamo sicuri sia la strada giusta?? Mah, intanto vado in un negozio di fiori e compro una rosa per la consorte!
Ciauz
Superfly